Pubblicato il 20/05/24e aggiornato il

Poesia Il sabato del villaggio, di Leopardi. Spiegazione

Dopo aver letto e capito la celebre opera "L'Infinito" di Giacomo Leopardi, passiamo ora ad una altrettanto famosa poesia dello scrittore di Recanati.

"Il sabato del villaggio", il cui significato, per l'autore, è legato all'attesa, alla trepidazione che precede l'evento.

Sommario

Spiegazione de "Il sabato del villaggio"


Sabato è la giornata di vigilia alla domenica, ossia il momento della festa. In questi versi il poeta si sofferma sugli attimi da lui considerati più felici, quelli dell'attesa, dei preparativi per la domenica, ritenuta meno piacevole, responsabile di uno stato d'animo triste e caratterizzato dalla noia.

Leopardi si dedica così alla descrizione di alcune scene tipiche del sabato in un villaggio. In questi momenti lui vede la felicità di tutti i partecipanti, in trepida attesa.

Un po' come quello che sosteneva Gotthold Ephraim Lessing, qualche anno prima, ossia:
"L'attesa del piacere è essa stessa il piacere".
In effetti, riflettendo un po', accade spesso anche nella nostra vita quotidiana, quando le emozioni più forti le proviamo durante l'attesa di un dato evento e non in occasione dello stesso.

Il sabato, dunque, si sogna, si desidera e si pensa che il giorno seguente sarà meraviglioso. In realtà, come Leopardi sostiene, la domenica sarà invece una grande delusione.

Questa vuole essere una metafora della vita, dove il sabato è il periodo in cui si è adolescenti e la domenica è l'età della giovinezza (fase tra l'adolescenza e l'età adulta). Da fanciulli si gioca e non si vede l'ora di diventare più grandi, quando tutto sarà più bello; ma qui il poeta mette in guardia, dicendo che non sarà così piacevole il "periodo della festa", la gioventù.

Leopardi invita i ragazzini a non sognare e a pensare solo alla propria età, perché questa sarà la migliore della vita, spensierata e giocosa. Dopo spetterà loro solo delusioni e dolore.

Si tratta di un grande messaggio destinato a tutti gli uomini di ogni tempo. In pratica la felicità è solo l'attesa di un evento che non avrà mai luogo. Man mano che trascorre il tempo, l'entusiasmo diminuisce, poiché ci si rende conto che il momento tanto desiderato potrebbe non arrivare mai.

Testo e traduzione de "Il sabato del villaggio" di Leopardi


La donzelletta* vien dalla campagna
in sul calar del sole,
col suo fascio dell'erba; e reca in mano
un mazzolin di rose e viole,
onde, siccome suole*, ornare ella si appresta*
dimani*, al dì di festa, il petto e il crine*.
Siede con le vicine
su la scala a filar la vecchierella,
incontro là dove si perde il giorno*;
e novellando* vien del suo buon tempo*,
quando ai dì della festa ella si ornava,
ed ancor sana e snella
solea* danzar la sera intra di quei
ch'ebbe compagni nell'età piú bella.
Già tutta l'aria imbruna,
torna azzurro il sereno, e tornan l'ombre
giú da' colli e da' tetti,
al biancheggiar della recente luna.
Or la squilla* dà segno
della festa che viene;
ed a quel suon diresti
che il cor si riconforta.
I fanciulli gridando
su la piazzuola in frotta*,
e qua e là saltando,
fanno un lieto romore;
e intanto riede* alla sua parca mensa*,
fischiando, il zappatore,
e seco* pensa al dì del suo riposo.
  • *donzelletta: ragazza
  • *onde, siccome suole: con cui, secondo la consuetudine
  • *si appresta: si prepara
  • *dimani: domani
  • *il crine: i capelli
  • *si perde il giorno: termina la giornata, tramonta il sole
  • *novellando: raccontando
  • *suo buon tempo: di quando era giovane
  • *solea: era solita
  • *imbruna: si scurisce, diventa scuro
  • *la squilla: la campana
  • *in frotta: in gruppo
  • *riede: ritorna, torna
  • *parca mensa: a casa per una sobria, frugale cena
  • *seco: tra sé e sé
Poi quando intorno è spenta ogni altra face*,
e tutto l'altro tace,
odi il martel picchiare, odi la sega
del legnaiuol, che veglia
nella chiusa bottega alla lucerna,
e s'affretta, e s'adopra
di fornir l'opra* anzi al chiarir dell'alba*.
  • *face: luce
  • *fornir l'opra: terminare il lavoro
  • *anzi al chiarir dell'alba: prima che faccia giorno
Questo di sette è il più gradito giorno,
pien di speme* e di gioia:
diman tristezza e noia
recheran l'ore*, ed al travaglio usato*
ciascuno in suo pensier farà ritorno.
  • *speme: speranza
  • *travaglio usato: lavoro faticoso di tutti i giorni
Garzoncello scherzoso*,
cotesta età fiorita*
è come un giorno d'allegrezza pieno,
giorno chiaro, sereno,
che precorre alla festa di tua vita*.
Godi, fanciullo mio; stato soave,
stagion lieta è cotesta*.
Altro dirti non vo'*; ma la tua festa
ch'anco tardi* a venir non ti sia grave*.
  • *Garzoncello scherzoso: ragazzino che trascorri la vita come in un gioco
  • *età fiorita: adolescenza, fanciullezza
  • *precorre alla festa di tua vita: precede il periodo della giovinezza
  • *stagion lieta è cotesta: periodo felice è questo
  • *vo': voglio
  • *ch'anco tardi: anche se ritarda
  • *non ti sia grave: non ti faccia soffrire, non esserne dispiaciuto.

Vita di Giacomo Leopardi (riassunto)


Ritratto di Leopardi, realizzato da Stanislao Ferrazzi

Giacomo Leopardi è nato a Recanati il 29 giugno del 1798 ed è morto a Napoli il 14 giugno 1837.
Cresce in un ambiente austero, con un'educazione rigida. Si rifugia nei libri della biblioteca paterna, dove trascorre la maggior parte del tempo durante l'infanzia e l'adolescenza.

La sua crisi esistenziale nasce dal contesto famigliare opprimente e dalla noiosa vita di paese. Una crisi profonda che raggiunge il suo apice proprio nel 1819, quando una malattia lo colpisce agli occhi, l'unico strumento che riusciva a farlo "evadere" dalla realtà, attraverso la lettura.

Solo nel 1822 ebbe il permesso dal padre di allontanarsi da casa. Si sposterà in diverse città, da Roma a Milano, poi Bologna, Firenze e Pisa. Sono questi gli anni in cui si immerge nella scrittura delle poesie che tutti noi oggi ricordiamo.

Nel 1836 decide di stabilirsi dalla parti di Napoli, con il suo amico Antonio Ranieri. Morirà l'anno seguente a soli 38 anni, due settimane prima del suo compleanno.

Prova a conoscere meglio anche "Alla Luna", sempre di Leopardi.

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