Quante parole particolari si trovano nella lingua italiana? Quante definizioni ed eccezioni. Parlare e scrivere correttamente non è facilissimo.
Ad esempio, sapete come si scrive il plurale di ciliegia? Ciliege o ciliegie? Qual é la forma corretta, esiste una regola?
Procediamo con ordine.
Stiamo ovviamente parlando di quel gustosissimo e purpureo frutto estivo. Famoso il detto "Come le c., una tira l'altra", per dire che una volta iniziate (ad esempio le bugie, le disgrazie) non finiscono mai, continuano.
La ciliegia, buona e proverbiale, bene. Una... e se fossero due, tre, mille... come dovremmo riportarle nero su bianco?
Prima di svelarvi la giusta declinazione potrebbe essere utile capire la regola grammaticale che si nasconde dietro la trasformazione di alcuni nomi nella versione plurale.
Le parole che terminano in -gia, -cia (pensiamo al dubbio "Camice o camicie"), -scia, al plurale conservano la "i", per cui avremo: -gie, -cie, -scie.
Di conseguenza, ciliegia diventerà: ciliegie, con la "i".
Ecco la forma corretta, anche se in passato si era diffusa la versione senza "i" (ciliege).
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Curiosità sul Ciliegio, la pianta che produce le ciliegie.
Molti dei frutti più conosciuti e buoni, spesso, giungono da paesi lontani: in particolare dall'Asia.
La ciliegia, invece no, è originaria dell'Europa e si era diffusa in diversi territori, dalla Gran Bretagna all'Italia, dalla Spagna alla Russia.
Esistono due principale tipologie: il ciliegio dolce (con le classiche ciliegie) e il ciliegio aspro o acido (con le meno diffuse amarene).
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