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L'Italia nel Medioevo: dominio di Carlo VIII

Nel percorso storico che abbiamo intrapreso, scoprendo le origini medievali dei vari stati europei, non potevamo lasciare in disparte l'Italia.

Protagonista durante il periodo dell'Impero Romano, ha in seguito attraversato una fase di instabilità politica, dovuta soprattutto alle continue invasioni da parte di altri popoli.

La nascita delle varie monarchie nazionali, viste finora, ha portato ben presto ad un interesse particolare verso la vicina più debole, cioè l'Italia.

Ogni sovrano europeo sapeva che, conquistando questo martoriato territorio, ne avrebbe tratto parecchi vantaggi. Non solo, all'epoca vi erano due "fiori all'occhiello" che facevano gola a molti re e cioè le repubbliche di Genova e di Venezia, le cui flotte navali avrebbero permesso un predominio incontrastato del Mar Mediterraneo.

Andiamo con ordine.

Carlo VIII (re di Francia) in Italia


Nel 1494 la discesa in Italia del re di Francia segna l'inizio delle lotte di predominio nella penisola.

Carlo VIII entra nel territorio italiano attraversando le Alpi al Monginevro, alla guida di 40.000 soldati e diverse artiglierie. La sua discesa non è contrastata in Piemonte, anzi, viene accolto volentieri dai duchi di Savoia (ricordiamo che la madre del sovrano francese era Carlotta di Savoia, quindi diciamo che in territorio piemontese era "uno di famiglia").

Anche in Lombardia la sua visita risulta gradita; sarà Ludovico Sforza (detto "il Moro") ad accoglierlo. Si recherà poi a Pavia, dal nipote di quest'ultimo, Gian Galeazzo Maria Sforza, per ascoltarne le lamentele nei confronti dello zio. Tra i due Sforza non correva buon sangue, per le ambizioni politiche legate al titolo di Duca di Milano.
L'arrivo di Carlo VIII, l'accoglienza di Ludovico il Moro e la morte per avvelenamento, poco dopo, di Gian Galeazzo, non sembrano eventi scollegati fra loro. Il Moro sale al potere e il re francese viene fatto passare per permettergli di scendere verso il sud d'Italia, alla conquista del Regno di Napoli.

In Toscana, Carlo VIII non solo viene ricevuto con tutti gli onori ma gli viene anche fatta una ghiotta offerta dal figlio di Lorenzo il Magnifico, ossia Piero de' Medici: Pisa, Livorno e Sarzana come dono, più una generosa somma in denaro (circa 200 mila fiorini).
Ovviamente il gesto non è ben visto dal popolo, che si ribella e caccia via da Firenze i Medici. Viene ripristinata la Repubblica ma il re francese pretende ugualmente i soldi promessi, minacciando di iniziare una guerra. Pier Capponi, politico che si schierò contro i Medici, disse a Carlo VIII:
"Se voi suonate le vostre trombe (di battaglia), noi suoneremo le nostre campane".
Dopo questa risposta, per non rischiare di perdere uomini e arrivare al sud indebolito, Carlo VIII ritratta le sue pretese.

Continua la discesa verso l'Italia meridionale e giunge così a Roma, nel Lazio, dove invece non è ben accolto dal Papa Alessandro VI (lo spagnolo Rodrigo Borgia). Tuttavia, se da un lato il sovrano francese non volendo farsi nemici in Europa lascia al suo posto il pontefice, dall'altra il Papa, non volendo rischiare saccheggi e atti di violenza da parte delle truppe straniere, non concede al re l'investitura del regno aragonese ma lo lascia passare sul proprio territorio per giungere fino a Napoli. Alessandro VI manda il figlio Cesare Borgia insieme a Carlo VIII.

Cosa succede nel frattempo a Napoli?

Re Alfonso II, odiato da popolo (per le rigide oppressioni) e baroni, lascia la guida del Regno al figlio Ferdinando II. Tuttavia, anche l'erede, isolato da tutti, abbandona il trono e scappa ad Ischia.
A questo punto, l'entrata di Carlo VIII a Napoli non poteva essere più facile e indolore. Una conquista senza alcuna battaglia, in un regno allo sbando, accolta con trionfo.

Tutto risolto, dunque?
Non proprio.

Il dominio francese non era poi così apprezzato dagli stati italiani, ancor meno dagli stati europei, che già pensavano alla propria fetta.
  • In Lombardia Ludovico il Moro aveva paura di perdere il Ducato di Milano a vantaggio del duca francese Luigi d'Orléans (che diventerà poi Luigi XII).
  • Venezia temeva di perdere la supremazia commerciale nel Mediterraneo nel caso in cui a Napoli fosse stata instaurata una guida francese.
  • Il Papa Alessandro VI, come scritto prima, non era contento della presenza in Italia di Carlo VIII.
  • Ferdinando II d'Aragona (detto "il Cattolico"), re di Spagna, temeva una diminuzione del suo prestigio nel Regno di Napoli (da non confondere con l'altro Ferdinando II, figlio del re Alfonso II, di cui si è prima scritto; i due Ferdinando sono infatti cugini).
  • Allo stesso modo, Massimiliano I d'Asburgo, imperatore del Sacro Romano Impero, non voleva perdere il suo titolo imperiale in Italia.
Questi cinque decidono dunque di riunirsi a Venezia, per allearsi contro la Francia. L'accordo porta alla formazione di una Lega antifrancese (1495). Viene allestito un grande esercito, guidato da Francesco II Gonzaga, marchese di Mantova. L'intento era quello di bloccare le truppe francesi che intendevano tornare in Francia, percorrendo l'Italia questa volta al contrario, da sud a nord.

Venuto a conoscenza dell'alleanza e del tentativo di blocco da parte delle cinque potenze, Carlo VIII accelera il suo ritorno in patria, lasciando una parte dei suoi soldati in presidio a Napoli.

Troppo tardi, non ce la fa. Giunto nei pressi di Parma incontra il grande esercito nemico. Lo scontro è inevitabile, inizia la famosa Battaglia di Fornovo sul Taro.

Le potenti artiglieri del re francese non sono sufficienti ad aprirgli una via di fuga. Lascia tutto al nemico e fugge in Francia.

Ferdinando II d'Aragona (detto Ferrandino), cugino dell'omonimo Ferdinando II re di Spagna, da Ischia, dove si era rifugiato all'arrivo dei francesi, si sposta in Sicilia e, aiutato dagli spagnoli e dai veneziani, riconquista il Regno di Napoli.

Per ringraziare la Repubblica di Venezia, Ferdinando II (di Napoli) cede loro alcuni porti pugliesi.

Tutto si svolge a cavallo di due anni: 1494-1495.

Nel prossimo capitolo descriveremo il secondo tentativo francese, sotto la guida di Luigi XII.

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