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Letteratura del '200: Poesia allegorica, giocosa e prosa

Continuiamo il nostro percorso nella letteratura italiana.

Siamo tra il 1200 e il 1300. Dopo la Scuola del Dolce Stil Novo (Guinizelli e Cavalcanti), passiamo ora alla Poesia Allegorica, alla Poesia giocosa e alla Prosa.

Poesia Allegorica


L'allegoria, figura retorica la cui diffusione avviene nel medioevo, si usa per esprimere un concetto che ha un senso diverso da quello letterale.
Pensiamo ad esempio alla Divina Commedia di Dante Alighieri, un testo colmo di allegorie: il leone rappresenta la superbia dell'uomo, la lupa l'avidità, la cupidigia, la lonza la lussuria. In pratica l'autore scrive utilizzando i nomi dei tre animali, ma intende altri significati.

In Francia la poesia allegorica trova ampio spazio nella letteratura. Verso metà del 1200 nasce il famoso poema "Roman de la Rose", iniziato da Guillaume de Lorris e completato da Jean de Meun. Una rappresentazione allegorica delle vicende dell'amore.

In Italia, come esponente della poesia allegorica, abbiamo Brunetto Latini, notaio di Firenze, ambasciatore, nato nel 1220 circa e morto nel 1294. Un guelfo che si trasferisce in Francia tra il 1260 e il 1266 e che diventerà il maestro di Dante Alighieri.

Una sua prima opera si chiamava Trésor, una grande enciclopedia scientifica scritta in prosa francese, destinata alla classe borghese istruita.

In seguito compose una piccola enciclopedia in volgare ispirata dal "Roman de la Rose", dal titolo Tesoretto (diversa dalla sua precedente opera, di cui eredita solo il nome).
Il protagonista è l'autore stesso, di ritorno dalla Spagna in seguito alla sconfitta dei Guelfi nella battaglia di Montaperti. Incredulo, abbattuto, l'autore perde la retta via e si smarrisce nel regno della Natura, delle Virtù cavalleresche e dell'Amore. Solo l'intervento del poeta Ovidio, con i suoi insegnamenti, riesce a liberarlo e a farlo fuggire. Il suo percorso lo porta poi sul monte Olimpo, in compagnia di Tolomeo, il quale gli parla di fisica.
Qui si interrompe il testo, lasciando il Tesoretto un lavoro incompiuto.

Il regno della Natura anticipa un po' la versione dantesca della "selva oscura".

Curiosità: Dante Alighieri inserirà il suo maestro, Brunetto Latini, nel girone dell'Inferno, tra i sodomiti, poiché era omosessuale e quindi peccatore.

La Poesia Giocosa


La poesia realistica e borghese, la poesia Giocosa.

Il primo esponente di questo stile è Rustico di Filippo (o Filippi), nato a Firenze nel 1230 (circa) e morto tra il 1295 e il 1299.
Per i suoi sonetti satirici, divertenti, prese ispirazioni dalle vicende quotidiane delle persone comuni. Autore di 29 sonetti comico-realistici, si occupò anche della poesia seria. Sua (forse) una versione ridotta del francese "Roman de la Rose", dal titolo "Il fiore".

Un altro esponente della poesia giocosa è Folgore da San Gemignano, nato nel 1270 (circa) e morto nel 1330 (circa). Compose due collane (o corone) di sonetti: una di dodici sonetti, più uno di apertura e uno di chiusura; e una di otto sonetti.
Nella prima collana l'autore elenca i regali che avrebbe voluto fare a dei giovani briganti di Siena, in ogni mese dell'anno. Nella seconda parla delle piacevoli attività quotidiane nel corso della settimana, intraprese da un'altra brigata, questa volta fiorentina.
L'eleganza caratterizza la poesia del Folgore, che racconta la quotidianità della ricca borghesia di città, tra feste, cacce e banchetti sontuosi.

Anche Cene (o Cénne) della Chitarra (o dalla Chitarra) ricopre un ruolo nella storia della poesia giocosa. Di Arezzo, si sa solo che dovrebbe essere morto intorno al 1336 circa.
Nei suoi sonetti prende un po' in giro l'opera di Folgore, la corona dei mesi, regalando ai briganti dei doni completamente diversi (opposti) a quelli proposti dal poeta da San Gemignano. Una specie di parodia.

Se Folgore è il poeta della ricca borghesia, Cene è invece il poeta della piazza, della taverna. Il primo, un autore dell'eleganza, il secondo più grezzo, grossolano.

Il quarto autore di cui ci occupiamo è Cecco Angiolieri, nato a Siena nel 1260 e morto nel 1310 (circa). Si tratta del più importante poeta giocoso del 1200. Un personaggio che è si è goduto la vita tra vino, feste, giochi e piaceri, esagerando talvolta. Era uno dalle "mani bucate", quasi sempre al verde (morirà tra i debiti), nonostante la famiglia benestante. La sua amata, una certa Becchina, figlia di un artigiano del cuoio, non corrispondeva il suo amore, anzi, lo respingeva e lo tradiva. Tale comportamento lo tormentò parecchio. Anche il rapporto con i genitori non era dei migliori: il padre, un avaro banchiere, non gli dava il denaro che il figlio chiedeva e la madre imprecava per la strada rivolgendosi a lui.
Tuttavia fu l'autore di un vero capolavoro, il sonetto "S'i fosse foco, arderei 'l mondos'i' fosse vento, lo tempestarei; s'i' fosse acqua, i' l'annegherei; s'i' fosse Dio, mandereil'en profondo", dove manifesta il suo odio nei confronti di tutto e di tutti, con un po' di ironia.

Curiosità: scrisse sonetti a Dante Alighieri, gli ultimi caratterizzati da una certa ostilità. Di contro non esistono risposte del famoso scrittore fiorentino che tra l'altro non cita mai neanche nelle sue opere.
Forse i due si sono incontrati; in tal caso Cecco Angiolieri non deve aver fatto colpo sull'Alighieri.

La Prosa


Degna di nota, come prosa, è sicuramente quella basata sulle novelle. Famoso il Novellino (Libro di novelle e di bel parlar gentile). Una raccolta di cento brani toscani (in una prima versione erano 85), di cui non si conoscono gli autori, ispirati dalle più differenti tematiche, tra miti e storie d'amore: un po' dalla cultura antica, un po' dallo stile cavalleresco, un po' dal periodo medioevale. Quindi, da Aristotele, Alessandro Magno a Tristano e Isotta, da Salomone a Federico II, da Ercole a Carlo d'Angiò. Racconti di breve durata, veloci, scritti in volgare toscano.

Il Libro de' Sette Savi raccoglie antiche novelle indiane (quattordici), collegate tra loro in una più ampia storia. Una caratteristica che ispirò in seguito molti altri autori, tra i quali il Boccaccio con il Decameron.

Cronichetta pisana, storica, scritta in volgare nel 1279 circa.

Fra' Salimbene de Adam, nato a Parma nel 1221 e morto a San Polo d'Enza nel 1288 scrisse la Cronica in latino (o Chronicon), una raccolta di vicende politiche e religiose del tempo, per questo importante fonte storica di quel periodo (il '200).

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