Si tratta dei cosiddetti "modi di dire" (o anche proverbi), espressioni nate recentemente oppure in un periodo antico, particolarmente utili nelle conversazioni o in fase di scrittura.
Alcune sono nate in altri paesi e poi sono state importate e trasformate nella lingua locale.
Tra queste frasi ce n'è una che probabilmente tutti conoscono: "Qui gatta ci cova".
Cosa vuol dire? Qual è il suo significato? Quali le origini di questa frase?
Un primo punto sul quale vale la pena soffermarsi riguarda proprio l'animale in oggetto, un felino di sesso femminile, una gatta. Infatti, se ci pensiamo bene, non è il primo modo di dire nel quale si fa riferimento alla gatta; ad esempio, "Tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino".
Un secondo punto, che più che altro può essere inteso come precisazione, si riferisce al gatto di sesso femminile, "gatta". In realtà, nell'antichità, con la parola "gatta" non si intendeva solo il felino femmina, ma un qualsiasi gatto, anche maschio. Quindi non sembra esserci un collegamento di natura "maschilista".
Passiamo ora al significato.
Un primo punto sul quale vale la pena soffermarsi riguarda proprio l'animale in oggetto, un felino di sesso femminile, una gatta. Infatti, se ci pensiamo bene, non è il primo modo di dire nel quale si fa riferimento alla gatta; ad esempio, "Tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino".
Un secondo punto, che più che altro può essere inteso come precisazione, si riferisce al gatto di sesso femminile, "gatta". In realtà, nell'antichità, con la parola "gatta" non si intendeva solo il felino femmina, ma un qualsiasi gatto, anche maschio. Quindi non sembra esserci un collegamento di natura "maschilista".
Passiamo ora al significato.
Cosa vuol dire "Qui gatta ci cova"?
In pratica significa che "c'è qualcosa sotto", ossia, in una situazione particolare che non ci convince oppure in seguito ad un comportamento o ad una frase di una persona di cui non ci fidiamo molto, pensiamo che ci sia qualcosa che ci viene nascosto, che non è palese, non è evidente, ma c'è e prima o poi potrebbe "saltare fuori".
Proviamo con alcuni esempi.
- Il nostro amico Mario ci invita a cena, vuole cucinare una cena per noi. Quando andiamo a casa sua sentiamo odore di bruciato. A quel punto Mario dice che ha cambiato idea, non ha avuto tempo di cucinare e quindi suggerisce di andare a mangiare una pizza fuori.
In questa situazione potremmo pensare "Qui gatta ci cova", Mario nasconde qualcosa; forse ha provato a cucinare e non è stato attento, bruciando il cibo che stava preparando, e così ha proposto la pizza per non ammettere di aver fatto un pasticcio. - La nostra peggior nemica, Susanna, dopo averci fatto mille scherzi, tutti i giorni, viene da noi, all'improvviso, con il sorriso, e ci tende la mano per fare la pace. Magari è sincera, però noi, conoscendola, pensiamo che stia tramando qualcosa per farci l'ennesimo scherzo: "Qui gatta ci cova"
- I soldati, durante una guerra, attaccano un posto strategico del nemico, ma non ci trovano nessuno. Silenzio assoluto ed edifici vuoi. Il comandante non si fida e dice "Qui gatta ci cova, potrebbe essere un'imboscata per prenderci alle spalle".
"Qui gatta ci cova", la "gatta" può essere una persona o un gruppo di persone o altro ancora. Il suo obiettivo è nascondere un qualcosa per poi raggirare gli altri, ingannarli, coglierli di sorpresa.
Tuttavia, potrebbe essere anche utilizzata (la frase) per vicende positive, non solo negative.
Ad esempio, una mamma chiede al figlio adolescente come mai si sia profumato così tanto e dove stia andando; lui risponde che esce con amici, ma in realtà la mamma pensa che abbia un appuntamento con una ragazza, una possibile fidanzata ("Qui gatta ci cova").
Origini del detto "Qui gatta ci cova"
Possiamo trovare tale frase già in alcuni testi del XVI secolo (il 1523-1524):
"Qualche gatta ci cova, che sì, ch'io scoprirò qualche tegolo, se io mi ci metto" (Agnolo Fiorenzuola). Questa è la prima testimonianza scritta che abbiamo a disposizione.
Oppure, nel 1900:
"Era diventata buona buona, gentile, amorosa, dolce. Fu quello il tempo migliore del nostro amore; ma io non la riconoscevo più e pensavo: gatta ci cova" (Alberto Moravia, "Racconti romani").
Il riferimento al gatto è semplice. Pensiamo a quando il gatto se ne sta tranquillo, seduto, accovacciato, fissando magari un ramo su un albero. Non sembra voglia muoversi, e invece.. qui gatta ci cova! Probabilmente sta tramando qualcosa per salire sull'albero e prendere di sorpresa l'uccellino sul ramo.
"Covare", ovviamente, si utilizza in senso figurato, non centra nulla con la "cova", cioè l'accovacciarsi di certi animali (ad esempio la gallina) sulle uova deposte.
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