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Riassunto dell'Iliade di Omero. La guerra di Troia

L'Iliade è un noto poema epico di Omero, poeta greco, autore anche dell'Odissea.
Non abbiamo molte notizie al riguardo e qualche storico pensa che non sia neanche esistito realmente; uno scrittore leggendario che ha raccontato vicende leggendarie.

Questa, però, è un'altra faccenda. Ciò che a noi interessa adesso è la storia raccontata nel libro, di circa 7-800 pagine (a seconda dell'edizione).

L'Iliade parla di eroi, semidei, uomini straordinari, dai poteri e dalla forza al di sopra dei comuni mortali. Parla di una grande e lunga guerra, tra i greci e i troiani, scoppiata per una donna, la famosa Elena.

Come periodo storico siamo intorno al 1100-1200 a.C. circa. L'espansione dei popoli greci si spinge verso est. L'obiettivo è conquistare l'Ellesponto (oggi noto come Stretto dei Dardanelli), una stretta lingua di mare che porta verso i paesi orientali, un importante canale per il commercio.

Tuttavia, c'è un problema. All'ingresso dell'Ellesponto si trova una vera e propria fortezza, la città di Troia, in un territorio che prende il nome di Troade (oggi appartiene alla Turchia).

Il re di Troia è Priamo, sposato con Ecuba. Tra i numerosi figli di Priamo (si parla di circa 50 figli e 50 figlie) i più importanti sono l'eroe Ettore e Paride (conosciuto anche come Alessandro).

Premessa

Nei canti dell'Iliade non viene raccontata tutta la storia che riguarda il prima, il durante e il dopo la guerra di Troia. Il poema di Omero, infatti, si concentra solo su una parte dell'assedio, cinquantuno giorni durante il decimo anno dall'inizio della disputa tra greci e troiani.
Tutto il resto viene descritto in altri canti e in altri testi, come ad esempio la vicenda del "Cavallo di legno", raccontata nell'Eneide di Virgilio.

Dunque, per non creare confusione, prima raccontiamo l'intera storia, con un breve riassunto, e poi ci concentriamo sui 24 libri dell'Iliade (trovi il collegamento in fondo).

Le vicende intorno all'Iliade

Paride, appena nato, viene dato ad un pastore, in modo che lo lasci su un monte dove i lupi lo avrebbero mangiato. Questo perché la madre, Ecuba, aveva sognato che Paride sarebbe stato la causa della caduta di Troia.
Il pastore, però, non se la sente di lasciarlo morire in questo modo e lo porta con sé, allevandolo insieme ai suoi figli.

Paride, da adulto, continua a fare il pastore finché un giorno tre dee lo avvicinano, facendogli una proposta. Deve decidere quale sia la dea più bella, degna di ricevere la mela d'oro della Discordia (o pomo della Discordia); la prescelta ricambierà con un grande dono (Zeus le aveva mandate da lui, perché non smettevano di litigare).
La dea Era gli promette un immenso impero, la dea Atena di diventare imbattibile nelle battaglie, mentre la dea Afrodite la moglie più bella del mondo (talvolta le tre dee vengono chiamate Giunone, Minerva e Venere, cioè i nomi utilizzati dagli antichi romani, per distinguerli da quelli della tradizione greca).

Paride, che non era interessato a potere, ricchezze e vittorie, sceglie Afrodite, facendo così arrabbiare le altre due dee, Era e Atena.

Durante una gara, organizzata a Troia, Paride si fa notare dal re Priamo e la regina Ecuba, i quali lo riconoscono e lo accolgono come figlio, secondogenito dopo Ettore.

Dopo un po' di tempo Paride si reca in viaggio, verso la Grecia, nonostante l'avvertimento della sorella Cassandra, capace di vedere il futuro, che gli aveva consigliato di non partire, poiché avrebbe portato sciagura alla loro patria.

Viene ospitato da Menelao, re di Sparta, fratello di Agamennone, re di Micene. Durante questo soggiorno conosce Elena, la moglie di Menelao, e se ne innamora. I due, aiutati dalla dea Afrodite, riescono a fuggire, in un momento in cui il re era assente.

Paride ed Elena giungono a Troia, dove si sposano. Finalmente, il figlio ritrovato di Priamo, aveva ricevuto il dono della dea, cioè la donna più bella del mondo.

Il fatto non viene preso alla leggera da Menelao e da tutti i sovrani greci, che considerano il gesto un disonore per tutto il popolo ellenico. Prima di passare alle armi, però, decidono di recarsi a Troia, per parlare con Priamo, in modo da poter riprendere Elena, i tesori che si è portata ed ottenere un risarcimento per il rapimento.
Odisseo (conosciuto anche come Ulisse, protagonista dell'altro poema epico, l'Odissea) e Menelao si occupano di questa missione, senza ottenere però alcun risultato. I troiani non accettano le loro richieste.

Menelao e Odisseo tornano in Grecia, raccontando ad Agamennone del rifiuto dei troiani.
Il re dei micenei chiama a raccolta tutti i principi greci, per preparare una guerra contro Troia.

Inizialmente Odisseo si finge pazzo, per non lasciare la moglie Penelope e il figlio Telemaco, ma viene scoperta la sua finzione e si ritrova costretto a partire.

Anche Achille, grande condottiero invincibile, figlio della dea Teti e del mortale Peleo, viene inizialmente nascosto dalla madre, a causa di una profezia: se il figlio fosse andato a combattere a Troia non sarebbe tornato vivo; ma Odisseo e Diomede lo trovano, e lo portato con loro da Agamennone, riconosciuto come primo comandante della spedizione.

La Grecia è quasi pronta per la guerra. Insieme a Menelao, Agamennone, Odisseo e Achille, si uniscono forti condottieri, come Diomede, Nestore, Aiace, Idromeneo e tanti altri.
In tutto si contano 120.000 uomini, contro i 50.000 troiani. Più del doppio.

Prima della partenza, due episodi importanti.
1. Durante un sacrificio, l'indovino Calcante svela che la guerra durerà 10 anni, con la vittoria finale dei greci.
2. A causa dell'assenza totale di vento, le navi non possono partire, così l'indovino, dopo aver ascoltato la dea Artemide, in collera con Agamennone, riferisce al fratello di Menelao che dovrà sacrificare la propria figlia, Ifigenia, se vorrà partire con il favore dei venti.
Agamennone, completamente distrutto da tale richiesta, si arrende ai voleri della dea e invita la figlia da lui, con la scusa di volerla far sposare ad Achille.
In realtà non ci sarà alcun matrimonio e nel momento in cui Ifigenia sta per essere sacrificata, la dea Artemide si commuove e sostituisce la ragazza con una cerva bianca. La figlia di Agamennone si salva, ma viene portata via da Artemide, che la farà diventare sua sacerdotessa.

Finalmente partono le navi greche e giungono presso la Troade, fermandosi lungo la costa dell'Ellesponto. Le imbarcazioni vengono ancorate in spiaggia e vengono allestiti gli accampamenti.

Nel frattempo, i troiani, alla vista di questo sbarco, cercano alleati per fermare il nemico. Diversi popoli rispondono all'appello. Ben 27 i grandi condottieri. Tra loro, Enea dei Dardani, Pàndaro da Zelèa, Acamante dei Traci, Asio dall'Ellesponto meridionale.

Il primo passo dei greci, date le insormontabili mura della città, è costringere i troiani ad un grande assedio. Troia viene circondata e nessuno viene fatto uscire o entrare nella fortezza. Neanche provviste e risorse vengono concesse agli assediati.
L'obiettivo è quello di portare alla fame i troiani, rendendoli molto deboli e malati.

Tutte le isole circostanti vengono conquistate e saccheggiate da Achille, reso invincibile dalla madre che lo aveva immerso, appena nato, nel fiume Stige, tenendolo per il tallone, l'unica parte del corpo rimasta quindi vulnerabile (da qui il famoso "Tallone di Achille", cioè il punto debole).

L'assedio dura dieci anni, tra alti e bassi, con diverse battaglie, a volte vinte dai greci, altre vinte dai troiani. In una di queste Patroclo, combattente greco, amico di Achille, viene ucciso da Ettore; prima di morire si prende gioco del suo carnefice, dicendogli che non è stato lui ad ucciderlo ma il dio Apollo e che presto morirà anche lui, per mano di Achille.

Il dolore di Achille per la morte di Patroclo è devastante. Accecato dalla rabbia e dalla voglia di vendetta, giunge nei pressi delle mura di Troia, dove i troiani, al solo vederlo, fuggono impauriti.
Uccide diversi guerrieri, incluso Licaone, uno dei figli di Priamo.
I troiani continuano a scappare, cercando di rientrare nella fortezza. L'unico che rimane fuori è Ettore, anche lui desideroso di vendicare la morte del fratello Licaone. Titubante di fronte all'imbattibile Achille, decide comunque di affrontarlo, nonostante la supplica del padre Priamo e della madre Ecuba. Ettore viene colpito mortalmente durante il combattimento, ma riesce ancora a pronunciare qualche parola ad Achille: gli dice che morirà per mano di Paride.
Il corpo dell'eroe troiano non viene restituito ai genitori per darne degna sepoltura. Non solo, Achille lo lega con una corda al suo carro e lo trascina a terra, alzando un polverone fino all'accampamento, il tutto sotto gli occhi dei troiani, orfani del grande Ettore.

Con i funerali di Patroclo ed Ettore (riportato a Troia dallo stesso Priamo, dopo aver incontrato e convinto Achille nella tenda di quest'ultimo, rischiando di essere ucciso dai greci) termina l'ultimo canto dell'Iliade.
Le vicende che seguono non sono descritte nel libro di Omero, ma fanno parte di questa leggendaria storia.

I giorni trascorrono lentamente.
Agamennone e i suoi sanno che prima o poi qualcosa travolgerà le sorti della guerra, permettendo loro di vincere.

E infatti, si arriva al famoso episodio del "Cavallo di legno". L'idea viene a Odisseo (Ulisse), re di Itaca (questo episodio non è narrato nell'Iliade ma nell'Eneide di Virgilio).

Odisseo, guidato dalla dea Atena, fa costruire un enorme cavallo di legno, vuoto al suo interno. Una volta terminato viene riempito di uomini armati e lasciato in riva la mare. Al suo interno si nascondono Menelao, Odisseo, Diomede, Anticlo, Tisandro, Atamante e altri valorosi combattenti.
Le navi greche vengono fatte salpare, facendo credere ai troiani che l'assedio sia finito.

La sorpresa e la gioia degli assediati è tanta che decidono di uscire dalle mura in un clima di festa.
Di fronte al maestoso cavallo di legno si fermano stupiti.

Delle guardie trovano nei paraggi un soldato greco, Sinone, e lo portano da Priamo. Era stato lasciato dai greci apposta, per rendere credibile il loro ritorno in patria. Infatti Sinone racconta di essere fuggito da Agamennone, che lo voleva morto, e che il cavallo rappresenta un dono dei greci ad Atena. Il soldato fa credere ai troiani che il cavallo, portato dentro le mura di Troia, assicurerà la benevolenza della dea. Nonostante l'avvertimento di Laocoonte, sacerdote di Poseidone, a non credere al soldato, poiché era solo una trappola, i troiani decidono di portare in città il cavallo di legno.

Giunta la notte, mentre tutti dormono, le navi greche tornano indietro e riconquistano la spiaggia, schierandosi in assetto da guerra. Mentre si recano all'ingresso di Troia, gli uomini nascosti nel cavallo escono, uccidono le guardie e aprono le porte.

Qui inizia una sanguinosa battaglia. I greci uccidono tutti e incendiano l'intera fortezza. In poche ore avviene la totale disfatta di Troia, che mai nessuno era riuscito a conquistare.
Priamo e la moglie Ecuba, insieme a tutti i figli e ai nipoti, vengono uccisi. Andromaca, vedova di Ettore, e altre mogli dei figli di Priamo, vengono invece portate in Grecia, come schiave.

Solo Enea, nato da Anchise (cugino di Priamo) e dalla dea Afrodite, si salva.
Insieme al padre e al figlio, riesce a scappare. Si reca lontano, in Italia, dove regna sui troiani sopravvissuti ai greci.

Da Enea, secondo la leggenda, discendono Romolo e Remo, il primo dei quali è ricordato come fondatore e primo re di Roma.

Per tutti i dieci anni della guerra di Troia, l'intervento degli dei, a favore dei greci e dei troiani, è continuo. A favore di Troia, ad esempio, agiscono Afrodite e Apollo. Per i greci, invece, Poseidone, Atena e Era (le due dee sfogano la loro collera nei confronti di Paride, colpevole di aver scelto Afrodite come dea più bella). Le loro azioni, i loro capricci, determineranno la sorte degli eroi mortali.

Nel prossimo capitolo:
Buona lettura

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