Uno dei dubbi più frequenti riguarda l'utilizzo dell'apostrofo. E, nello specifico, quello da utilizzare con l'articolo indeterminativo "un". (leggi anche "Differenza tra articolo determinativo e indeterminativo").
Ad esempio, per scrivere "uno albero", adottiamo la forma "un albero". Perché, allora, per scrivere "una antica pianta" dobbiamo mettere l'apostrofo, in modo tale che la frase diventi "un'antica pianta"?
Quando ci vuole l'apostrofo su "UN"?
Vediamo se con altri esempi riusciamo a capire il "segreto" senza spiegazioni: un uomo, un arco, un orto, un'altra, un'arca, un'ortolana.Da una prima occhiata dovrebbe subito saltare all'occhio la distinzione tra parole maschili e parole femminili. Se notate, nei vari termini elencati sopra, tutti quelli al singolare maschile non richiedono l'apostrofo, mentre le altre parole, al singolare femminile, lo pretendono.
Nel caso maschile si parla di troncamento, mentre in quello femminile di elisione. In entrambi i casi viene eliminata la lettera finale ("una" e "uno", ad esempio, diventano "un") ma, nel primo caso, non è richiesto l'utilizzo dell'apostrofo (uno angelo diventa un angelo), obbligatorio, invece, nel secondo (una ombra diventa un'ombra).
Pensiamo al fatto che i termini al maschile, anche quando iniziano per una consonante, si possono scrivere con il "troncamento". Possiamo elencare in questo gruppo le forme: un cane, un cavallo, un gatto. Al contrario, al femminile, non potremmo mai utilizzare le forme: un cavalla (ma una cavalla), un gatta (ma una gatta), e così via.
Un caso particolare riguarda quelle parole che non cambiano dalla forma maschile a quella femminile. Ad esempio scriveremo "un artista" (se è un maschio) e "un'artista" (se è una femmina). Stessa parola ma, a seconda del significato, cambia la regola dell'apostrofo.
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